“L’origine della donna” di Elaine Morgan Cap.2

L’articolo sul libro di Elaine Morgan, pubblicato il 4 dicembre scorso, è risultato essere il più letto del blog (subito dopo gli articoli sul caso di Eluana Englaro) e ho scoperto che sono molte le persone che sul web cercano informazioni sulla Morgan e sul suo ormai introvabile libro.
Poiché ritengo il lavoro della Morgan veramente “illuminante” ed è praticamente sconosciuto alla scienza “ufficiale” ho deciso di pubblicare a puntate estratti dai vari capitoli del libro in modo che possa essere conosciuta e discussa l’ipotesi dell’adattamento acquatico della nostra specie.
Come nel caso del primo capitolo quello qui riportato non è il testo completo, ma solo un piccolo estratto. I puntini segnalano testo mancante, il corsivo sono delle mie aggiunte.

….Tanto tempo fa, dunque, indietro nel tempo fino al mite miocene, esisteva una scimmia pelosa, generalizzata, vegetariana, preominide. In essa non si era ancora sviluppato il cervello efficientissimo che distingue oggi la donna da tutte le altre specie. ….

…. Come i gorilla attuali, essa si procurava il cibo sugli alberi e dormiva tra i rami, ma trascorreva parte del proprio tempo al suolo. Tuttavia era più piccola e più leggera di un gorilla; e non era fiduciosamente persuasa come il gorilla che la sua specie potesse sconfiggere qualsiasi altra creature in quella parte delle foreste.

Dopo un paio di milioni di anni di questa pacifica esistenza le prime ondate di calura torrida del pliocene cominciarono a inaridire il continente africano. Tutto intorno alla foresta gli alberi cominciarono a disseccarsi nella siccità e furono sostituiti da boscaglia e prateria. … … Si rese subito conto che là non si sarebbe trovata a suo agio. Disponeva di quattro mani più adatte ad afferrare che a camminare e al suolo non era molto veloce …. Nella foresta aveva variato spesso la propria dieta a base di frutta cibandosi di piccoli insetti e di bruchi, e per molto tempo questo fu il solo cibo che le riuscisse di trovare e che le sembrasse remotamente edibile. Non pensò mai di scavare in cerca di radici, non era molto intelligente. …. Divenne orrendamente magra e malconcia. …

I suoi fratelli maschi erano probabilmente più forti e meglio equipaggiati … il proconsole ci si dice aveva “grossi canini fatti per battersi”. Ardrey li paragona ai “magnifici pugnali sfoggiati dalle scimmie antropomorfe e dai babbuini”. Ma non è esattamente vero che tutti i babbuini sfoggiano magnifici pugnali. Soltanto i babbuini maschi li hanno. …. Può darsi benissimo che sia stato così anche per le scimmie del pliocene, pertanto, mentre il fratello della nostra femmina, se raggiunto da qualche animale delle dimensioni, diciamo, di un gattopardo americano, poteva infliggere alcune lacerazioni assai dolorose, essa poteva fare poco più che rosicchiargli ostinatamente l’orecchio mentre il felino la squartava da cima a fondo. ….

In breve la femmina si trovava in una situazione impossibile. Il solo cibo esistente in abbondanza era l’erba, che il suo stomaco non era in grado di digerire. Tutto in quell’ambiente (tranne gli insetti) era o più grosso, o più feroce, o più veloce di lei. Molti degli animali erano più grossi, più feroci e più veloci. ….
Tenuto conto delle circostanze, essa poteva diventare una cosa sola, e lo divenne subito. Finì col diventare il pranzo del leopardo. ….

L’obiezione del lettore in genere è più sentita. Se questo primate disceso dagli alberi si estinse, che ne fu del lieto fine? E noi?

Farò adesso una completa confessione e ammetterò che quella scimmia femmina non fu effettivamente la nostra nonna, ma una pro-prozia dal lato materno, così sfortunata da vivere al centro di un continente. Centinaia e centinaia di chilometri più lontano, nei pressi della costa, viveva una sua cugina della stessa specie…
… Essa constatò con gioia che ogni creatura sulle spiagge o nell’acqua era o più piccola, o più lenta, o più pavida di quanto lo fosse lei.
Passò con disinvoltura, quasi senza rendersene conto, dall’abitudine di cibarsi di piccoli insetti striscianti a quella di nutrirsi con piccoli striscianti gamberetti e granchiolini. C’erano migliaia di uccelli marini che nidificavano sulle scogliere, e poiché essa possedeva mani capaci di una salda presa e non soffriva di capogiri, colmò un’altra nicchia ecologica vuota andando in cerca di uova. Oltre ai gamberetti, esistevano grosse creature dai gusci più duri, che assomigliavano ai mitili, ostriche e aragoste. Il suo compagno era solito stritolare i gusci o aprirli a forza con i denti simili a pugnali; essa invidiava ciò perché, non possedendo canini così lunghi, non sempre riusciva a sfamarsi. In un ozioso pomeriggio, dopo parecchi tentativi ed errori prese un ciottolo – ciò non richiese assolutamente una particolare fortuna perché la spiaggia era coperta da migliaia di ciottoli -, colpì con esso uno dei gusci, e il guscio si spaccò. Provò ancora e ogni volta il risultato fu lo stesso. Così la femmina cominciò a servirsi di strumenti e il maschio la osservò e la imitò. ….

…. Ogni volta che accadeva qualcosa di allarmante dalla parte dell’entroterra – o talora soltanto perché stava facendo così caldo – essa tornava ad addentrarsi nell’acqua fino alla vita, o addirittura fino al collo. Ciò significava, naturalmente, che era costretta a camminare eretta sugli arti posteriori. Si trattava di un’andatura lenta e goffa, specie all’inizio, ma era assolutamente essenziale se la scimmia voleva mantenere la testa sopra la superficie dell’acqua. …

…. La scimmia trascorreva tanto di quel tempo nell’acqua che la pelliccia finì con il diventare per essa soltanto un fastidio. …. La pelliccia bagnata a terra non serve a nessuno, e la pelliccia nell’acqua tende a rallentare il nuoto. Essa cominciò a trasformarsi in una scimmia nuda per la stessa ragione in seguito alla quale la focena si trasformò in un cetaceo nudo, l’ippopotamo in un nudo ungulato, il tricheco in un nudo pinnipede, e il lamantino in un nudo sirenide. …

Questa teoria acquatica dell’evoluzione umana venne proposta per la prima volta dal professore di biologia marina Sir Alister Hardy, in un articolo pubblicato da “The New Scientist” nel 1960. …

… Ricapitoliamo alcune altre tesi di Sir Alister. Non era stata soltanto l’assenza di peli degli uomini a indurlo a suggerire l’idea, …. Sul corpo umano i peli residui seguono esattamente le linee che verrebbero seguite dallo scorrere dell’acqua su un corpo il quale notasse. Se i peli, a scopi idrodinamici, si fossero adattati alla direzione della corrente prima di venire in ultimo eliminati, questo è per l’appunto quanto dovremmo aspettarci di osservare. … Fece rilevare che il modo migliore di mantenersi caldi in acqua consiste nel disporre di uno strato di grasso sottocutaneo, analogo al grasso della balena, … e che nell’Homo sapiens, unico esempio tra i primati, si è effettivamente sviluppato tale strato, la cui esistenza non ha mai potuto essere spiegata altrimenti.

Gli esseri umani hanno perso la loro pelliccia su tutto il corpo tranne che sulla testa. Il professor Hardy pensa che i capelli avessero potuto costituire una protezione per i raggi solari. La Morgan fa rilevare che riguardo a questo carattere esiste un dimorfismo sessuale: la calvizie è assai diffusa nei maschi, ma molto più rara nelle femmine. La presenza dei capelli nella femmina potrebbe essere correlata alle cure parentali, in effetti una pelle nuda e scivolosa avrebbe potuto mettere in difficoltà il piccolo che cercava di restare avvinghiato alla madre in acqua .

… Tuttavia, si sarebbe trattato di un vantaggio formidabile per il piccolo se i capelli della madre fossero stati lunghi abbastanza per avvolgervi le dita; se i capelli avessero galleggiato intorno a lei per un metro circa alla superficie dell’acqua, il piccolo non sarebbe stato costretto a seguire una direzione tanto precisa nuotando verso la madre quando avesse voluto riposarsi. Ciò spiegherebbe inoltre l’esempio di dimorfismo che nessuno ha mai chiarito in modo plausibile … A junior non sarebbe importato che la testa di “papà” fosse stata liscia e scivolosa, perché nell’acqua, come in precedenza sugli alberi, la madre era quella a cui si avvinghiava. …

Poiché stiamo parlando di piccoli, diamo ancora un’occhiata ai seni. La femmina di scimpanzé allatta perfettamente il piccolo mediante un paio di striminziti piccoli capezzoli situati su una superficie pettorale alquanto piatta, e non esiste nessuna ragione immediata e apparente per cui la scimmia nuda non avrebbe potuto fare altrettanto. Ma le donne sono diverse; e la teoria androcentrica decisamente prediletta vuole che la differenza costituisca un miglioramento estetico e che si sia evoluta come una sorta di stimolo sessuale.

Questo è essenzialmente un ragionamento circolare: “trovo questo attributo sexy: per conseguenza deve essersi evoluto affinché io potessi trovarlo sexy”. E’ come dire che la donna cammina ancheggiando perché ciò attrae il maschio. In effetti, essa cammina ancheggiando soltanto perché i suoi figli sono così intelligenti. La necessità di far passare la testa di un bambino dal cranio voluminoso attraverso l’apertura pelvica ha impedito al suo scheletro di adattarsi alla deambulazione bipede con la stessa grazia dei suoi fratelli; e i maschi trovano questo difetto attraente soltanto perché lo associano alla femminilità.

In effetti la Morgan ipotizza che fosse piuttosto difficile per il piccolo essere allattato mentre la madre se ne stava magari scomodamente seduta sugli scogli o in acqua, senza una pelliccia a cui aggrappars

…Pertanto vi occorrono in realtà due cose: avete bisogno che il capezzolo si abbassi parecchio di più, e vi serve una massa di qualcosa di meno ossuto, qualcosa di duttile che abbia le dimensioni giuste affinché, con le piccole mani, riusciate a mantenere la presa mentre le giacete in grembo e a guidare le labbra verso il punto giusto. O, se volete, a guidare il punto giusto verso le vostre labbra. E poiché siete il centro dell’evoluzione, quello che vi occorre in ultimo lo ottenete. Ottenete due bei seni penduli e soffici, facili a tenersi quanto un biberon e ridete.

Il testo qui riportato rappresenta solo un estratto, le argomentazioni, gli esempi e le spiegazioni della Morgan sono assai più ampi e articolati.

Informazioni su macca63

Da 16 anni insegno scienze nel biennio dell'Istituto Professionale "Cennino Cennini" di Colle di Val d'Elsa (SI)
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28 risposte a “L’origine della donna” di Elaine Morgan Cap.2

  1. Pingback: accadde…oggi: nel 1920 nasce Elaine Morgan, di Michele Maccantelli | daniela e dintorni

  2. Sachi Osti Merizzi ha detto:

    Se volete lo trovate anche qui http://www.ibs.it/code/9788876157967/morgan-elaine/origine-della-donna.html?gclid=Cj0KEQjw0POdBRCq3arGgYD05pMBEiQAmiUeTuwtFVHG0-33pK-8ggiVRQXQc132hN-GMoNKpQROHZ8aAu5q8P8HAQ

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    “L’origine della donna”, a chi interessasse è stato ristampato nell’ottobre 2012,
    casa editrice Castelvecchi, Roma. Io l’ho trovato in biblioteca, ma si trova anche in libreria. Ho letto il libro come un bicchiere d’acqua. Non capisco perchè tenuto nascosto. Quello che dice è semplice e convincente e vorrei dire naturale. L’ho trovato per caso.
    Va perfettamente d’accordo con molti miei convincimenti, che non avevano risposta. Gli scienziati vogliono prove oggettive. Dopo 20 milioni di anni o 5 le prove oggettive sono tutte andate distrutte. Anche le teorie non devono essere troppo cattedratiche, ma devono insegnare divertendo, è quello che Elaine Morgan fa comunicando e divertendo.
    I nostri gesti inconsci che facciamo, fanno tutti parte dell’evoluzione dell’uomo come specie. E’ un dovere cercare di capire quello che siamo diventati, io sono un femminista d’istinto e sono sempre dalla loro parte. Mi piacciono come sono le donne. Soffrono tanto più degli uomini e si lamentano poco. Sono diventato vecchio, ma le capisco sempre di più. Brava Elaine, ha saputo con dolcezza, portare su un piatto della cultura da spiegare una seconda mela, questa volta non avvelenata. Se lo ha scritto, lo ha scritto per amore della specie. Secondo me è un notevole passo in avanti dopo Darwin.

  20. macca63 ha detto:

    Ciao Rosalba
    Anche secondo me il libro della Morgan è veramente illuminante. Peccato che come molte belle cose sia assolutamente ignorato dai canali della divulgazione scientifica (che già in Italia non brillano per varietà e diffusione). Personalmente cerco di diffonderlo tra i miei studenti.

  21. rosalba ha detto:

    Il libro” l’origine della donna” di Elaine Morgan mi aiuta ad accettarmi come donna, con le mie difficoltà sessuali, di cui non si parla mai seriamente, con i miei difetti, un seno non più da adolescente, con la mia età, ho 55 anni. Questo libro lo adoro, l’ho fotocopiato da una biblioteca di Roma, e le fotocopie, le sto regalando a tante mie amiche.

  22. sergio cardone ha detto:

    il libro della Morgan io ce l’ho da molti anni e l’ho letto più volte. essendo un grande appassionato di storia dell’evoluzione umana e avendo letto quasi tutti gli autori da lei citati nel suo bellissimo libro ho provato a cercare altri indizi utili a supportare la tesi dell’evoluzione acquatica e, sorprendentemente, ne ho trovati molti di più di quanto mi aspettassi. peccato che, come leggo, il libro non sia di facile reperimento, per chi si interessa di questo tema è un testo fondamentale!!!!

  23. antonio ha detto:

    Vi prego aiutatemi, ho cercato disperatamente “le origini della donna” in italiano, qualcuno può aiutarmi? la mia mail è antoniobergamo@yahoo.it

  24. Giovanni Panassiti ha detto:

    Ulteriore consiglio per chi voglia avere questo libro: cercarlo nelle “vecchie librerie” delle proprie citta’.

  25. Giovanni Panassiti ha detto:

    Ho trovato il libro in una antica libreria di Catania: l’ultima copia!!!!!!!! Ora è ben protetta a casa mia.!!!!!! Un consiglio: se avete il libro non prestatelo.
    La teoria su come si è evoluta la particolare ferocia della specie umana è affascinante ed inquietante.
    Sembra il prequel di “L’origine dello stato, della famiglia e della proprietà privata” di F. Engels.
    Ormai ogni volta che vedo l’inizio di “2001 Odissea nello spazio” di Kubrick mi sento deluso. Se solo Kubrick avesse letto questo libro….

  26. giovanni panassiti ha detto:

    trovo questo libro illuminante e teoricamente nonchè scientificamente plausibile molto più di tante altre “teorie”.
    LO sto cercando disperatamente ma non riesco a trovarlo.

  27. Rosanna ha detto:

    Questo libro l’ho prestato 30 anni fa e non mi è mai stato restituito, però ci terrei ad averlo, mi ricordo alcune tesi antropologiche veramente intriganti anche allora, adesso vedo che lo sono ancora nel commento di altri lettori.

  28. akiko ha detto:

    Ho visto di recente un documentario sulle scimmie acqutiche e così ho scoperto Elaine Morgan e ho cercato di documentarmi arrivando qui
    trovo molto interessanti le sue teorie se non altro per confrontarle con quelle più conosciute o meno
    grazie comunque di pubblicare questi spezzettoni di testo soprattutto se è vero che non si trova il libro in giro, proverò ad informarmi ma nel frattempo non mancherò di aggiornarmi qui
    ciao

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